Il prossimo anno Club Italia, l’associazione nata per promuovere l’utilizzo di sistemi di pagamento con carte elettroniche, smartcard, carte bancarie, mobile, contactless ed ogni altra diavoleria elettronica compirà vent’anni. Ed ha fatto bene il suo fondatore, Claudio Claroni, a rivendicare il grande lavoro fatto dall’associazione, sottolineando la profonda differenzada dalle associazioni europee nate spesso su sollecitazione e finanziamento delle aziende che costruiscono sistemi e quella italiana dove convivono, discutono e fanno iniziative di successo buona parte delle aziende che gestiscono servizi di trasporto pubblico, produttori di sistemi e di hardware e associazioni di categoria. Ed in vent’anni il mondo è cambiato. Oggi sembra cosa normale “tappare” al tornello della metropolitana di Milano con una tessera di plastica, venti anni fa i biglietti al massimo avevano una banda magnetica. E’ stata lunga la strada, c’è stato bisogno di un po’ di coraggio, ma in fondo anche il trasporto pubblico si è adeguato alla velocità, alla semplificazione (per il cliente) ed alla complicazione nella gestione del back-office (per le aziende). Meno carta e più elettronica, meno centimetri stampati e più byte, meno sportelli e più smartphone. Anche qui stiamo parlando di transizione elettrica, perché gli autobus, come i treni e le automobili son sempre di più elettrici ed elettronici. Il biglietto del treno si fa sull’app o sul sito, si controlla sul proprio computer la consegna del pacco di ebay, il giornale si guarda sul i-pad, il ticket del bus o del parcheggio si compera su MyCicero. Se ti rubano o perdi in telefonino tutto è salvato sul Cloud. La fattura è elettronica, il conto corrente bancario è elettronico, i genitori usano la chat per parlar bene o male degli insegnanti dei loro figli, in famiglia si parla più con WhatsApp che guardandosi in faccia. Tutto bene. Noi in un’epoca non tanto lontana parlavamo della futura “Autostrada telematica”, oggi è tutto assolutamente normale. E Club Italia, con il suo certosino lavoro di collegamento, contatto e spinta all’innovazione (ma con il costante sostegno delle aziende) non ha fatto arretrare un comparto, quello dei servizi pubblici di trasporto che, per altri versi, negli ultimi anni ha registrato un continuo invecchiamento dei mezzi e, troppo spesso, un taglio dei finanziamenti pubblici con la conseguente necessità di recuperare il più possibile dall’evasione tariffaria che continua a viaggiare in alcune zone del paese su percentuali a due cifre. Ed anche qui la bigliettazione elettronica ha potuto fare la sua parte anche se ancora molto c’è da fare. Troppi sistemi, troppe App: una in ogni città. E se è vero che la gran parte delle persone che usano i mezzi pubblici è cliente abituale (lavoratori, studenti, pensionati) quelli poco avvezzi all’autobus hanno sempre la scusa di non sapere dove si compera il biglietto, o quale app usare. E qui ritorniamo a Club Italia e al suo lungo lavoro per il pagamento con la carta di credito perché quella in tasca più o meno ce l’hanno tutti.
Antonio Riva